Forse entrambe le cose.
Prendiamo il settore dei viaggi di lavoro: probabilmente viaggeremo meno, probabilmente lavoreremo in modo più efficace e più rispettoso dell’equilibrio personale e ambientale. Sino a pochi mesi fa ci pareva normale viaggiare in automobile per ore per un solo appuntamento, oppure prendere un aereo il mattino per incontrare un interlocutore in una città d’Italia o d’Europa e poi tornare in serata.
Il lockdown ci ha fatto utilizzare in modo intensivo tecnologie che già esistevano e che utilizzavamo poco, come la videoconferenza. E’ certamente vero che un incontro viso a viso è più proficuo per creare legami e raggiungere accordi: ma nelle fasi preliminari tra la freddezza delle mail e il calore di un incontro trovarsi in videoconferenza è un buon compromesso e consente di risparmiare costi all’azienda e inquinamento all’ambiente. Qualcuno mi ha anche fatto notare che si tende ad essere più puntuali negli appuntamenti online di quanto lo fossimo nel mondo reale. Non so se sia vero, certo è che un po’ più di rigore e disciplina aiuta anche a recuperare quella risorsa che ci sembra sempre scarsa: il tempo. Così come se impareremo a utilizzare meglio strumenti di collaborazione (lavagne virtuali collaborative, app di project management) che già esistono, allora renderemo ancora più piacevoli e rilassati i momenti di vero incontro faccia a faccia con le persone.
Certamente chi in passato ha sviluppato una visione del futuro (un’umanità sempre più collaborativa e interconnessa ma consapevole dei costi ambientali crescenti degli spostamenti) ed ha prodotto le tecnologie per favorire la connessione senza necessariamente incontrarsi fisicamente in questo momento ne trae vantaggio.
Chi invece ha semplicemente sfruttato sino al limite la necessità di viaggiare per lavoro – e quindi la crescita vertiginosa di mezzi di trasporto, di offerta di ospitalità e di attività di ristorazione – ne soffrirà.
Da qui per il decisore pubblico – fatto salvo l’imperativo di dare supporto alle persone che sono a rischio di perdere il posto di lavoro – la scelta di quali settore sostenere per una ripartenza dell’economia. E’ utile bruciare miliardi di €uro o di dollari per tenere in piedi molte compagnie aeree, quando forse i voli andrebbero usati con più parsimonia e consapevolezza? Ha senso che nelle metropoli prolifichi in modo indiscriminato il settore della ristorazione, che fornisce certamente servizi utili ma quando ipertrofico contribuisce solo all’aumento della rendita immobiliare ed è inevitabilmente fonte di spreco di cibo?
Quindi cambia tutto oppure semplicemente si accelerano trend già esistenti? Probabilmente entrambe le cose insieme: si accelerano tendenze che portavano con loro un’idea di futuro e si accentua la crisi di modelli già deboli strutturalmente perché non sostenibili nel lungo periodo.
Ripartiamo con una visione sistemica del futuro.